Coltivare utopia, coltivare potenziale
Un progetto artistico di Andreco
A cura di Maria Paola Zedda e Giulia Palomba
L’opera partecipata Coltivare Utopia, coltivare potenziale prende forma dalla lettura dei testi di Antonio Gramsci (Quaderni e Lettere dal carcere), in cui emergono riflessioni cardine sul parallelismo tra la coltivazione delle piante e la struttura della società.
Nei suoi scritti, Gramsci immagina scenari possibili di cambiamento per il mezzogiorno e per l’intera umanità che nascono attraverso la formazione di idee, processi e rivoluzioni individuali (oltre che collettive) in grado di riverberare sulla dimensione sociale, modificando concretamente l’assetto reale.
“Come le idee, le piante attraverso la loro operosità spontanea e costante, assumono una funzione fondamentale per l’ecosistema e per la bonifica degli agenti inquinanti generati dall’attività antropica. Un ruolo strategico nelle trasformazioni dell’ecosistema, che ricorda quello dell’intellettuale e delle masse rivoluzionarie nella società.
La difficoltà di diffusione del pensiero in una società arida e individualista, l’impotenza del rivoluzionario imprigionato e represso, trovano forte assonanza con la fatica nella sopravvivenza delle piante e con la loro risposta ai cambiamenti climatici attuali, al rischio della desertificazione e della siccità. “ (Andreco)
Il Giardino Gramsciano è un invito a osservar da vicino la forza vegetale di crescere in condizioni avverse, la sua capacità di rinunciare a parti di sé per salvare il suo nucleo, per poi rinascere con le prime piogge. Come la rosa di Turi, che Gramsci trova, bruciata dal troppo sole, con le foglie nere, ma che non è morta ma anzi getta una nuova gemma.